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ALBEROBELLO - Costa Concordia, nove anni senza Giuseppe

Giuseppe Girolamo, il musicista alberobellese che sacrificò la sua vita per farne continuare un’altra; ieri, 13 gennaio, il nono anniversario della sua morte.

Il naufragio della Costa Concordia avvenne, venerdì 13 gennaio 2012, alle 21:45:05. La nave da crociera, agli ordini del comandante Francesco Schettino e di proprietà della compagnia di navigazione Costa Crociere, era salpata dal porto di Civitavecchia e diretta a Savona per l'ultima tappa della crociera “Profumo d'agrumi”. Nelle acque dell'Isola del Giglio la nave urtò uno scoglio riportando l'apertura di una falla lunga circa 70 metri sul lato sinistro; l'impatto provocò la brusca interruzione della navigazione, un forte sbandamento e il conseguente arenamento seguito dalla parziale sommersione della nave. Il naufragio provocò 32 morti tra i passeggeri e l'equipaggio. Fu un incidente che toccò molto da vicino la comunità alberobellese. A bordo di quella nave vi era, infatti, un giovane musicista di Alberobello, Giuseppe Girolamo, che tutti conoscevano in paese, molto apprezzato sia come giovane pieno di vita sia come musicista. Era batterista Giuseppe, ma sapeva suonare più strumenti; era a bordo per fare ciò che più nella vita amava fare: suonare. Ed è stato così che quella nave è stata la sua tomba. All’inizio si sperava fosse solo disperso ma tre mesi dopo le speranze furono spezzate. Fu uno degli ultimi ritrovati Giuseppe. E si disse che fu un eroe. Lasciò il suo posto sulla scialuppa di salvataggio ad una bimba pur cosciente di non saper nuotare. Fu così che, a soli 29 anni, Giuseppe ha visto spezzarsi la catena della sua vita per far continuare la propria ad una bimba. Alberobello da allora non ha mai dimenticato il suo giovane concittadino; la famiglia, chiusa in un riserbo totale, le decine di amici che negli anni hanno organizzato e continuano ad organizzare eventi a lui dedicati. Oggi, una associazione e molte scuole musicali portano il suo nome mentre lui, Giuseppe, dal piccolo e garbato cimitero di Alberobello, appoggiato su una lieve altura, riposa e guarda la distesa dei suoi ulivi nella valle prospicente che porta verso il mare. Quel mare sul quale lui ogni sera, a bordo della nave, suonava le sue note; quel mare che poi gli ha tolto la vita relegandolo ad un ricordo, un ricordo per l’Italia ma fermo e indelebile per Alberobello. Il ricordo batte dentro come un secondo cuore e non vi è separazione definitiva finché esiste il ricordo.

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