C’è stato un periodo in cui i dipendenti di Malpensa si divertivano a fotografare (di nascosto) e poi postare in rete i passeggeri in transito dallo scalo con i vestiti più bizzarri addosso. Una sorta di sfilata dell’orrido a giudicare da pants tigrati, pigiami improponibili o costumi trash per celebrare con goliardia l’addio al celibato. L’Oscar lo vinse quello straniero seminudo bloccato dalla polizia lo scorso luglio prima di imbarcarsi. Con una Malpensa semideserta a causa del Coronavirus ora la voglia di scherzare è passata, ma non l’abitudine di immortalare le stranezze delle persone in transito. In questi giorni gli accostamenti bizzarri hanno lasciato il posto alle precauzioni “fai da te” per evitare il contagio dal virus. Ci sarebbe da ridere, se non fosse che mostrano il lato più debole della società, quella che dopo aver svuotato le corsie dei supermercati ora si presenta in aeroporto con addosso i sacchi della spazzatura. Le immagini che provengono da Malpensa parlano da sole: persone che si presentano ai filtri di sicurezza vestiti come dottori pronti a entrare in sala operatoria, passeggeri avvolti da sacchi dell’immondizia, bambini interamente coperti da teli di plastica come barriera dall’eventuale congiato. Davanti agli occhi dei dipendenti aeroportuali, che con grande senso di responsabilità e con le dovute precauzioni continuano a svolgere il loro dovere professionale, la paura sembra proprio aver preso il sopravvento. Sono chiaramente una minoranza, va detto, ma non passa inosservata.
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