Era il 14 febbraio 2004, aveva solo 34 anni. 16 anni fa, il giorno di San Valentino, moriva Marco Pantani. Quando i telegiornali della sera, mentre tutti erano intenti a cominciare le cene romantiche, per consumare la Festa degli Innamorati, diedero la notizia, raggelarono tutti. Fu trovato in un’anonima camera d’albergo in una pensione di Rimini. Ancora oggi, sulla sua morte, misteri e particolari non ancora del tutto chiariti. L’Italia perse uno dei suoi figli migliori; un campionissimo del ciclismo che infiammava le folle e faceva sentire l’orgoglio di essere italiani. Marco Pantani, soprannominato “il pirata”, è riuscito a dominare le salite storiche del ciclismo, non solo in Italia; faceva amare il ciclismo, quello duro, aspro, faticoso ma non lesinava sforzo in discesa. Scendeva a velocità impressionanti con una posizione che dopo di lui in molti hanno imitato. Un campionissimo a tutto tondo che è finito come nessuno si aspettava. Marco era tanto prepotente nelle sue azioni d’attacco sulla bici quanto riservato e modesto nella quotidianità. Da quando non c’è più il ciclismo non è più lo stesso. Jim Morrison affermò in una celebre frase: “Quando il mio corpo sarà cenere, il mio nome sarà leggenda”, frase che veste a pennello l’essenza anche di Marco Pantani, un uomo che una tragica fine ha portato via troppo presto ma che nessuno mai dimenticherà. Ciao Marco.
(Foto dal web)
